domenica 9 novembre 2008

Il consumatore è un essere umano?
Probabilmente è una categoria sostitutiva del proletariato in una società postfordista e ne è in un certo qual senso un discendente nell'evoluzione darwiniana della teoria economica.
La parola consumatore ha ancora un valore? Io penso di no.
La folle rincorsa del mercato alla ricerca del cliente ha prodotto un grave alienazione del medesimo con il conseguente altissimo rischio di dimenticare sia il cliente sia l'organizzazione di mercato lo sostiene.
Questa alienazione produrrà di sicuro una sua ricaduta sul piano giuridico indebolendo la figura di riferimento del "consumatore" e del produttore-professionista: si rischia di mancare il bersaglio nelle politiche di controllo e di sostegno del mercato medesimo.
Fino ad ora, alcuni giuristi possedevano una buona formazione economica che permetteva loro di leggere e interpretare e adattare sul piano giuridico i momenti salienti dell'economia.
Oggi non è più così.
Il "Re" è il marketing nelle sua accezione delle sue infinite sfaccettature e nicchie che rendono di conseguenza inapplicabili i "vecchi" concetti della teoria economica utilizzati fino a ora nel sostegno del consumatore.
I realtà è lo stesso "marketing" (uso questa parola nel significato più ampio ed più ambiguo) che plasma il consumatore, che lo forma sin dall'inizio della sua vita.
Non siamo in presenza di "prodotti" lanciati sul mercato per il consumatore, MA del mercato creato per il consumatore, intorno al consumatore, operando in tale maniera la parola "consumatore" perde di significato.

L'unica soluzione a questo problema di forte ricaduta giuridica è risemantizzare il valore della persona umana come cittadino portatore di diritti inalienabili, sanciti nella Costituzione  e nelle Convenioni Internazionali. 

Il termine consumatore, un po' per lo sviluppo impietoso del mercato totale, un po' per l'attività delle imprese volta a prevenire controversie, è stato abusato e, in fondo in fondo, manipolato, proprio per evidenti scopi "difensivi".

L'abilità e l'esperienza delle imprese e del mercato totale fanno sì che le sfumature giuridiche che ruotano intorno al "consumatore" possono essere riassorbite presso altre categorie, vanificando - perché lo dividono - il più vasto campo d'azione di chi si occupa della tutela del cittadino (che è anche consumatore).

In prossimo futuro queste contraddizioni emergeranno con maggiore evidenza sotto la spinta "dei marketing" che spariglieranno l'intera teoria socio economica del "consumatore e della sua tutela".

Infatti, sia l'aspetto del diritto positivo, sia quello della sua applicazione, sono già stai resi statici e imbalsamati nel Codice del Consumo, una sorta di "enciclopedia" del diritto del consumatore che - messa in competetizione - con il turbomarketing rende già ora l'effettiva tutela del diritto del consumatore.

A mio giudizio l'unico sbocco per la soluzione delle controversie consumeristiche passa attraverso la tutela giurisdizionale consumeristica con sezioni specializzate e con un rito processuale ridotto all'osso e con poteri rafforzati investigativi in capo al giudice.


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