domenica 20 settembre 2009

... a proposito di Saana

Lo sapevate che l'uomo e la donna NON sono uguali?
Noi barbuti intolleranti della vostra schifosa libertà e dell'assurda uguaglianza tra uomo e donna non sappiamo che farci.
Ewwiwa la democrazia talibana d'Italia!

sabato 12 settembre 2009

Il destino dell'Italia 2.0

Pochi giorni fa ero a pranzo con un giovane collega animato ancora di spirito patrio e francamento confesso che mi ha destato fastidio per la superficialità delle sue motivazioni, giacché credo che le persone superficiali siano le più pericolose per gestire qualsiasi evento.
Io amo l'Italia, MA con ragione giacché in passato tutti quelli che la amavano esageratamente le hanno fatto del gran male (eufemismo), Benito Mussolini in testa.
Triste è vedere che malcelati corifei di ciò che - purtroppo per l'Italia e gli italiani - fu, si erigano a paladini dei diritti umani!
Questo blog si occupa della condizione umana e della promozione dell'umano genere senza distizione alcuna, e mi scoccia vedere l'imbarco su questa nave di chi per la libertà di coscienza, l'amore verso il prossimo NON brillava certamente per il grande entusiamo.
Da qui deriva un certo mio scetticismo (altro eufemismo) per le repentine scelte di chi ha impostato la propria carriera politica col braccio alzato nel saluto (dello schiavo) romano.
Ciò che è stato è stato, e il ravvedimento e la conversione è nelle mie corde, tuttavia mi sorprende l'enorme salto effettuato da alcuni politici che, dopo avere salutato (romanamente?) il Duca di Mantova in partenza per l'Inghilterra, si strappano le vesti a favore dei diritti umani!
Giova a tutti essere prudenti e cauti perché delle scelte affrettate e di comodo non ci si può fidare e io non mi fido: in questo caso forse Sarkozy ha fatto scuola!
Staremo a vedere, ma il destino dell'Italia con questi "travestiti della politica" NON può di certo essere roseo.
Italiani prendete il vostro destino nelle votre mani e non delegate nessuno a decidere in vostro nome: decidete da soli ciò che è meglio per voi, senza inutili mediatori.
Solo così il destino dell'Italia non sarà segnato da nuove cocenti delusioni politiche.

VOGLIO AVERE TORTO!



OGNI TANTO E' BELLO RICORDARE IL MIO MOTTO: "VOGLIO AVERE TORTO!"
Soprattutto in un mondo di fragorosi tromboni!

sabato 5 settembre 2009

Il destino dell'Italia 1.0

Più volte ho ricordato in questo blog che un giorno o cento anni sono la stessa cosa se poste innanzi all'eternità.

Questo lo ricordo all'Italia e agli italiani che si accingono a festeggiare il centocinquantesimo anniversario della erezione dello stato unitario italiano.

Cento cinquant'anni sono nulla se paragonati alla storia millenaria dell'Italia: farebbero bene i comitati di festeggiamento a ricordare bene che l'esperienza unitaria è brevissima nella nostra storia e soprattutto non è per niente scontata, anzi è vero il contrario.

Forse i momenti più alti dell'Italia e dagli italiani furono quelli in cui fummo divisi e ogni cinquanta chilometri c'era una capitale da adornare e da adorare: così s'è creata l'unicità (e NON l'unità) italiana.

giovedì 3 settembre 2009

La cura dell'anima 3.0



Serve coraggio.
La desertificazione morale dell'Italia sta avanzando velocemente a ritmi inimmaginabili solo pochi anni fa.
Non si tratta di un caso clamoroso, o delle opinioni - giuste o sbagliate - sul comportamento del principe, giacché questo sono cose che passano, MA il punto della questione è quello della comunità umana e dei principii etici che la dovrebbero governare.
Sembra che gli italiani abbiano dimenticato tutto il bene di cui son capaci di fare a sé stessi e agli altri: conta solo quello che succede oggi e niente più.
Io non guardo che cosa fa il mio vicino perché devo preoccuparmi di quello faccio di quello che dico; tuttavia mi sembra che i miei concittadini indugino morbosamente sulla vita e i vizi del loro prossimo.
Questo non è giusto.
Questo succede perché gli italiani trascurano la cura dell'anima, ossia non vogliono percorrere la strada che li porta a confrontarsi con se stessi, anzi, ne sono infastiditi a tale punto da proiettarsi e da proiettare i loro istinti e loro preoccupazioni e le loro passioni sul proprio prossimo.
Come al cinema si proiettano le immagine della pellicola contro lo schermo, analogamente fanno gli italiani con i loro simili; naturalmente tutti proiettano la loro immagine, la più bella possibile contro gli altri, senza avvedersi che di un'ombra si tratta e nulla più.
Questa assenza della cura dell'anima distrugge "desertifica" la società italiana, ovunque, nella sua frammentaria complessità.
Sembra che gli italiani siano unito solo dai vizi, mentre per le virtù, ciascuno fa a suo modo, senza rispetto per l'altro.
Di questo passo finiremo male e dico NOI finiremo male, giacché è impensabile che singolarmente qualcuno possa salvarsi nella disperazione del grande deserto morale in cui TUTTI ci troviamo.
Serve coraggio.

mercoledì 2 settembre 2009

il Duca di Mantova diventa Re Lear

Il Duca di Mantova diventa Re Lear.
Ha fatto carriera e - dopo molte rappresentazioni - fa vela per la Scozia per trovare il ristoro da queste giornate bollenti.
Tuttavia mi preme scrivere per spiegare che il maggior timore di questo blog non è la persona di Re Lear, ma colui o colei che prenderanno il suo posto, come ben segnalato dalla sapiente regia di Lady Macbeth.
Cosa accadrà? Al momento è certo che la crisalide Duca-di-Mantova si sta trasformando nella farfalla Re-Lear e potrebbe, quindi, volare via, lasciando il suo regno privo (almeno all'apparenza) di una guida salda.




..... e adesso dove andiamo?

E adesso dove andiamo?
Viene istintivo chiedersi dove va l'Italia.
Mi sembra di precipitare lentamente verso una dimensione estrema dove-tutto-sarà-possibile.
L'incredibile che diventa realtà di hrabaliana memoria si materializza a tratti in una società a pezzi come un specchio infranto.
L'apatia è lo sfondo di cartone sul quale i consolatori e/o gli squadristi mediatici dipingono le gesta dei loro committenti, sempre col l'elmo in testa e la spada in pugno nell'atto di dominare il campo mediatico e un tempo politico.
Ovunque uomini e donne di basso spessore umano e morale regnano incontrastati per rendere inoppugnabile il loro diritto all'abominio e alla corruzione, mentre coloro i quali dovrebbero chiedere loro conto di simili nequizie, si sbracciano dall'alto dei loro scranni a blaterare in nome e per conto di un popolo che non è mai esisito di lavoratori senza diritti di madri senza casa e di padri così disperati da uccidere la propria famiglia.
Questo non è il solito affondo strappalacrime: è la verità di questi giorni piatti, ma irti di contrasti che - ne sono certo - sfoceranno nel mare dell'odio.
Mai in Italia è così eveidnete la rassegnazione e l'impotenza innanzi alla rissa infinita tra pochi eletti i quali - ognuno a suo turno - pretenderebbero di governare questo paese.
Mai come ora il vuoto riempie le giornate degli italiani che stanchi si trascinano per inerzia e senza meta tutti i giorni, sempre uguali.
Avverto il pericolo avvicinarsi, MA non so come sarà, né da dove arriverà; sono solo certo che presto o tardi un grave evento colpirà l'Italia e NON sarà per caso, ma solo perché NON sarà più possibile andare avanti così: inconsciamente lo hanno già capito tutti gli italiani che si chiedono: "E adesso dove andiamo?"

Io sono nato libero!

Ho firmato l'appello dei tre giuristi pubblicato su repubblica.it
Potete leggerlo a questo indirizzo: http://temi.repubblica.it/repubblica-appello/?action=vediappello&idappello=391107
Consiglio a tutti di sottoscriverlo. Grazie.


Chi di noi è senza peccato scagli la prima pietra.

Penso che questo brano del Vangelo spieghi davvero bene la triste situazione di questi giorni.

Davvero non c'è altro da aggiungere.

1] Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi.

[2] Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava.

[3] Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, [4] gli dicono: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio.

[5] Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?".

[6] Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra.

[7] E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei".

[8] E chinatosi di nuovo, scriveva per terra.

[9] Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo.

[10] Alzatosi allora Gesù le disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?".

[11] Ed essa rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù le disse: "Neanch'io ti condanno; và e d'ora in poi non peccare più".

[12] Di nuovo Gesù parlò loro: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita".

[13] Gli dissero allora i farisei: "Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera".

[14] Gesù rispose: "Anche se io rendo testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove vengo e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado.

[15] Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno.

[16] E anche se giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato.

[17] Nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera:

[18] orbene, sono io che do testimonianza di me stesso, ma anche il Padre, che mi ha mandato, mi dà testimonianza".

[19] Gli dissero allora: "Dov'è tuo padre?". Rispose Gesù: "Voi non conoscete né me né il Padre; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio".

[20] Queste parole Gesù le pronunziò nel luogo del tesoro mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora giunta la sua ora.

[21] Di nuovo Gesù disse loro: "Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire".
[22] Dicevano allora i Giudei: "Forse si ucciderà, dal momento che dice: Dove vado io, voi non potete venire?".

[23] E diceva loro: "Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo.

[24] Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati".

[25] Gli dissero allora: "Tu chi sei?". Gesù disse loro: "Proprio ciò che vi dico.

[26] Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui".

[27] Non capirono che egli parlava loro del Padre.

[28] Disse allora Gesù: "Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo.

[29] Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite".

[30] A queste sue parole, molti credettero in lui.

[31] Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: "Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; [32] conoscerete la verità e la verità vi farà liberi".
[33] Gli risposero: "Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?".

[34] Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato.

[35] Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; [36] se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero.

[37] So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi.

[38] Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!".

[39] Gli risposero: "Il nostro padre è Abramo". Rispose Gesù: "Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo!

[40] Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto.

[41] Voi fate le opere del padre vostro". Gli risposero: "Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!".

[42] Disse loro Gesù: "Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato.

[43] Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole, [44] voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna.

[45] A me, invece, voi non credete, perché dico la verità.

[46] Chi di voi può convincermi di peccato? Se dico la verità, perché non mi credete?

[47] Chi è da Dio ascolta le parole di Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio".

[48] Gli risposero i Giudei: "Non diciamo con ragione noi che sei un Samaritano e hai un demonio?".

[49] Rispose Gesù: "Io non ho un demonio, ma onoro il Padre mio e voi mi disonorate.

[50] Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca e giudica.

[51] In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte".

[52] Gli dissero i Giudei: "Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte".

[53] Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?".

[54] Rispose Gesù: "Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "È nostro Dio!", [55] e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola. [56] Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò". [57] Gli dissero allora i Giudei: "Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?".

[58] Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono".

[59] Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

CONCORDIA RES PARVAE CRESCUNT