martedì 18 agosto 2009

BUONE VACANZE!


Sono in vacanza, ma non dimentico. Ricordo il nitore del sole in spiaggia e la gente tutta intorno, che, come formiche impazzite, si muovono senza meta.

Sono in vacanza e contemplo il paesaggio interiore, sembra accidentato e gibboso, ma sono sempre fiducioso che tutto – per incanto – si spieghi. La speranza è sempre l’ultima a morire! Due parole a chi mi sta vicino al bar della spiaggia o a chi è con me a una mostra mi confortano, mi dicono che non sono solo e che tutte le preoccupazioni del mio blog sono forse due balle di un tizio con sciocche pretese.

Sogno diafano di mezza estate così equilibrato da far venire in mente altre estati, più semplici e meno caotiche.

Già il ricordo, sempre il ricordo, quella convenzione tutta umana fatta apposta per parcellizzare il tempo che passa tra la nascita e la morte. Il tempo di ciascuno di noi fatto di piccole inezie di memorie fatue e false su ciò che “sarebbe stato” e non lo è e così via fino ala fine del nostro “tempo di passaggio” su questa terra.

La vacanza, il ricordo, il tempo e la nostra fine sono la stessa cosa a guardare bene: sono davvero un istante, anche per noi mortali. Non ci accorgiamo di come fluisce rapido il tempo e subito ci troviamo altrove, fino all’estremo - ed improvviso – confine della nostra esistenza.

Ma perché parlo di queste cose? Non sono forse in vacanza? Non sono forse nell’ammirazione del buco del vuoto che in ciascuno di noi?

Ignoro ciò che mi spinge a scrivere questa mattina, o forse sì, lo ammetto, è il terrore della fine che è sempre stato in me e si manifestava proprio durante la “vacanza”. A otto anni ne fui così cosciente che ne parlai a mia madre e lei ne rimase stupita: non s’aspettava dal figlio una simile “sciocchezza”. Ma io ero sicuro di me, del mio timore, ero già consapevole della mia finitezza e lo dicevo a chi mi aveva portato nel mondo senza ottenere valida risposta, o conforto.

Il dolore e la sua cognizione è strettamente personale!

Il buco nero che è in noi, è in apparenza esorcizzato dalle nostre convenzioni e/o superstizioni – giuste o sbagliate che siano – per NON morire, anche se chi le pratica è cosciente della sua prossima fine: si sa le apparenze ingannano.

Sono forse queste le nugae da portarsi in vacanza sotto l’ombrellone, o in passeggiata in montagna, o in giro per il mondo? Sì, per me è così e – se sei degno di questa parola – così è anche per te che mi leggi: se così non fosse il tempo del ristoro sarebbe vano perché scendere dentro di sé è la scienza più istruttiva.

Pensiamo un po’ più a noi e meno a chi ci passa vicino, è il vero modo di essere degni di noi e di amare davvero il proprio prossimo come noi stessi.

Buone Vacanze!

CONCORDIA RES PARVAE CRESCUNT